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      - Grajano d'Asti hai detto? Grande, piccolo, giovane... com'era?
      Gennaro che non aveva perduto un capello dell'armi, fisonomie ed aspetto di tutti i combattenti, ed aveva presente il volto il Grajano, che entrando in campo colla visiera alzata l'avea benissimo lasciato vedere, potè descriverlo tanto a puntino, che non rimase alla donna il minimo dubbio non fosse costui suo marito. Potè nondimeno esser presente a se stessa abbastanza per celare in parte il tumulto che le sconvolgeva il cuore, e per conoscere quanto importasse il non essere scoperta. Nel tempo che Gennaro si studiava di darle ad intendere la forma e le fattezza del barone, ebbe agio a riprender gli spiriti, e veduto che i suoi due ascoltatori s'erano pure accorti che udendo pronunziare quel nome avea fatto una fermata, per dissipare ogni sospetto, disse, quando l'ortolano finì di parlare:
      - Non v'avete a stupire ch'io mi sia turbata al nome di costui; passarono un tempo di strane vicende tra esso e la casa mia; furon poi fatti accordi, e da molti anni è tolta ogni occasione di scandalo: tutto pensavo però, fuorchè di trovarlo ora a Barletta, ed al soldo francese.
      Dette le quali parole, si volse per andarsene alle sue camere; Zoraide e Gennaro si dovettero accorgere al color del volto che tratto tratto se le cangiava, che un qualche nascosto pensiero, di grande importanza, la travagliava; si guardarono perciò dal seguirla, e quando fu partita, disse l'ortolano alla giovane:
      - Che si senta male? Oppure ho io detto nulla che non istia bene?


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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