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      Posso rifiutar le speranze, estinguere i terrori d'un'altra vita? no. Dunque si faccia il debito senza curarsi d'altro; le angosce cui vado incontro siano espiazioni de' miei errori; e tu, Madre divina, avrai pietà di me in questo mondo e nell'altro. Se Grajano non vorrà perdonarmi, che cosa potrà farmi al peggio? Uccidermi? L'anima mia immortale volerà innanzi a Dio, e potrà offerir frutti di penitenza e meritar misericordia e perdono.
      Dopo un'ultima preghiera fervidissima risalì in chiesa con passo fermo e veloce, quasi così le paresse farsi più animo, e s'andò a chiudere in camera per pensare qual modo terrebbe nel mettere il suo progetto ad esecuzione. Sedè, com'era suo costume, al balcone che guardava Barletta, e incominciò a pensare. Per ritornar col marito non poteva immaginare giorno in cui ciò fosse per riuscirle più agevole, essendo certa di trovarlo alle feste nella rôcca di Barletta, ove senza ostacolo poteva in mezz'ora condursi per mare. Se all'opposto avesse aspettato che fosse di nuovo al campo francese, le difficoltà se le raddoppiavano. Perciò diceva: - Qui non è da dubitare; prima di domani bisogna ch'io sia seco... Ma con Ettore, come aggiustarla? Dentr'oggi non verrà sicuramente: aspettare? non posso; lasciar l'isola, abbandonarlo, e che neppur sappia che sia avvenuto di me? dopo che s'io son viva lo debbo a lui! Qui le nacque un pensiero degno solo d'un'anima qual era la sua. Se nel lasciarlo, disse fra sè, gli fo sapere qual è il mio cuore per lui a questo passo, troppo lo conosco, non avrà più un'ora di bene fin che vive; se invece me ne vo senza dirne la cagione, penserà ch'io fui una sconoscente; la memoria di me meschina gli sarà presto cancellata dal cuore.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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