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      Suonò l'avemaria al monastero: dopo una mezz'ora, risalito piano piano aprì la porta, e guardandosi intorno vide che tutta la spianata era deserta; ma per condursi alla terra ferma non ardì passar sotto la torre nè per il ponte; e conoscendo che il tratto di mare che era fra l'isola ed il lido gli offriva una strada più sicura (erano qualche cento braccia), scese per la scaletta, e giunto all'acqua, e spogliatosi, fece de' suoi panni un fardelletto che si legò in capo, e poi messosi a nuoto, in pochi minuti, senz'esser veduto nè sentito, si trovò sull'arena della spiaggia. L'aria era quasi oscura; così, senza sospetto asciugatosi in fretta e rivestito, prese con passo veloce la via della città.
      Diego Garcia di Paredes ebbe appena dato sesto alla quistione che la mirabil prova contro il toro avea fatto nascere fra esso e i Francesi, che si ricordò d'aver avuto da Consalvo un incarico d'importanza, ed uscì frettoloso dell'anfiteatro. L'incarico era di aver l'occhio agli apparecchi del grandissimo desinare che dovea farsi in castello: come il tempo stringeva, fu tosto in cucina; ed avendo ancor viva la stizza che gli era montata alle parole di La Motta, l'apparir suo fra i cuochi ed i famigli che s'affannavano intorno alle vivande, fu quello d'un uomo che non è disposto a passar sopra a nessuna colpa od inavvertenza de' suoi soggetti.
      - E così? - disse, fermandosi sulla porta colle braccia intrecciate al petto. - Saremo presto in ordine? manca poco meno d'un'ora a dar in tavola.
      Il capo de' cuochi, omaccione grande e grosso, stava al tavolone di mezzo ponendo cacciagione allo spiedo con quella faccia burbera che hanno tutti i suoi pari in simile circostanza, anche quando tutto cammina in regola.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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