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      Ma qualunque sia la difficoltà dell'impresa ch'egli tenta, è troppo avvezzo a trarsi d'impaccio, e troppo bramoso di sfogare la sua vendetta, per non trovar modo di superare ogni ostacolo: lasciamone il pensiero a lui, e torniamo piuttosto ai principali attori della nostra storia.
      Le due ore di notte non erano molte lontane, quando, finito il teatro, ritornò la comitiva nella sala ove aveva pranzato, la quale cambiata ora negli addobbi era destinata al ballo, e tutta splendeva d'infiniti lumi di cera disposti intorno intorno in gran candelabri, e nel mezzo in bellissime lumiere che pendevano dalla volta. L'orchestra, come al tempo del pranzo, stava sulle logge aperte in giro su in alto a due terzi dello spazio fra il pavimento ed il cornicione: oltre i sonatori, che ne tenevano solo un lato, vi s'era cacciata ogni sorta di gente di minor conto per essere spettatrice d'un divertimento al quale non potea prender parte.
      Consalvo co' suoi ospiti e le donne sederono sopra uno strato posto ove dal muro pendevano le bandiere; ed il duca di Nemours alzatosi poi, tosto che fu piena la sala, e pregata D. Elvira, incominciò la danza.
      Com'ebber finito, e la giovane fu tornata al suo luogo, Fieramosca, volendo anche in questa occasione mostrarsi cortese, venne ad offrirle la mano, scusandosi anticipatamente sulla sua imperizia. La proposta fu accettata con visibile allegrezza; si unirono molt'altre coppie, e Fanfulla fra gli altri, non potendo aver D. Elvira, scelse fra le molte donne di Barletta che si trovavano alla festa una che gli parve più leggiadra, e fece, di situarsi in modo che in quella che chiameremo contraddanza, si trovasse accanto ad Ettore ed alla sua compagna.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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