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      I giovani, che avean preso parte a questa contraddanza, per essere più svelti e perchè tale era l'uso, s'eran tolto i mantelli che portavano sulla spalla sinistra, e gli avean tutti insieme deposti in una camera attigua rimanendo in giustacore e calzoni, per la maggior parte di raso bianco. Fanfulla ed Ettore eran vestiti di questo colore, e somigliavan per la statura e per il sott'abito l'uno all'altro perfettamente; solo riprendendo i mantelli si sarebbe notata fra loro una differenza: Fieramosca lo portava azzurro ricamato d'argento; quello di Fanfulla era vermiglio.
      Ettore trovato Diego Garcia, lo pregava volesse scusarlo presso Consalvo e la figlia se pel dolor di capo era obbligato partirsi; e s'avviò alla camera ov'era il suo mantello: quando fu presso a varcar la soglia, in un momento in cui avendo la folla fatto un poco di largo, egli si trovava non aver presso veruno, si sentì batter sulla spalla una leggiera percossa come d'un corpo sodo che cadesse dall'alto, e guardandosi ai piedi ove era di rimbalzo caduto, vide una cartolina piegata che conteneva qualche cosa di grave. Guardò in su alla loggia d'onde pareva venuta, e vide che nessuno fissava lo sguardo in lui. Stava per passar oltre: pure si chinò, la raccolse, e spiegatala vi trovò dentro un sassolino che vi era stato posto solo per darle peso, onde gettandola si potesse dirigere. Vi era scritto in modo grossolano ed appena intelligibile: "Madonna Ginevra debb'esser rapita di S. Orsola per volere del duca Valentino al tocco delle tre ore.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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