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      Zoraide intanto tutta sollecita si dava a fare per soccorrer il suo liberatore con parole ed atti pieni di tenera amorevolezza, e slacciatogli l'elmo s'affannava a sfilargli il giaco di maglia: quando vi fu riuscita, nell'asciugargli la fronte e 'l collo dal sudor freddo che ne grondava, si accorse della ferita che avea toccata poco sotto il collarino della camicia.
      - Ohimè! sei ferito! - gridò; e tosto con un panno tergendo il poco sangue che era uscito, e che, nascondendo la ferita, la facea parer maggiore, si racquetava vedendola così leggiera, e diceva:
      - Oh non è nulla! è una scalfittura; - ma riguardando poi più attentamente col lume, vedeva intorno alla ferita formarsi come una rosa d'un rosso pavonazzo, ed osservando il viso di Fieramosca vi scorgeva negli occhi e sulle labbra nascere un certo livido, le mani e l'orecchie color di bossolo, fredde ed irrigidite. Per esser nata e vissuta in Levante, avendo pratica di trattar ferite d'ogni specie, tosto le nasceva il sospetto che il pugnale fosse avvelenato. Pregava il giovane a porsi sul letto; e reggendolo, non senza fatica, riusciva a farvelo salire; tastandogli il polso lo sentiva batter lento lento e come imprigionato.
      Ma le pene del corpo eran nulla per Fieramosca a petto delle idee angosciose che a mano a mano gli s'andavano moltiplicando, presentandosi alla sua mente sotto forme sempre nuove. I casi accaduti in quella sera, ed il pericolo di Ginevra non gli avean lasciato fin allora pensare ad altro che ad essa; ma come al condannato l'ultima notte della sua vita se può aver qualche ora di sonno, nello svegliarsi gli piomba tutt'a un tratto sul cuore l'idea della morte imminente, nello stesso modo, appena potè Fieramosca risentirsi dallo sbalordimento in cui era, gli sovvenne della sfida, del giuramento prestato di non esporsi a rischi di riportar ferite: pensò della vergogna che era per incontrare mancandovi, del dolore di non poter alzar la spada coi suoi compagni; dello scherno che farebbero i Francesi di lui, del perduto onore italiano; e queste immagini tutte insieme lo saettarono di tanta forza nella parte più sensibile del cuore, che tutti i muscoli del suo corpo si contrassero con un moto convulsivo, e gli uscì dal petto un sospiro così amaro, che Zoraide balzò in piedi sbigottita, domandandogliene la cagione.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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