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      Si strinsero la mano lasciandosi, e dicendo Inigo:
      - Come potrà combattere domani l'altro, se stasera non poteva reggersi in piedi?
      Brancaleone per sola risposta scosse il capo mordendosi il labbro inferiore, e mostrando nell'aspetto che sentiva tutta la verità della riflessione dello Spagnuolo. Si tolse di quivi, e, sceso al porto, salì in un battello sollecitando d'esser presto al monastero per dire ad Ettore, come avevan promesso, qual fosse stato l'esito delle loro ricerche.
      Prima però di narrare in che stato trovasse il suo amico, che avea lasciato tanto a mal termine, dobbiamo, prevenendo ciò che accadde la mattina seguente, narrar il fine dell'impresa degli Spagnuoli.
      Quando le due compagnie di undici uomini d'arme per parte si trovarono sul campo, era già uscito il sole da un'ora. Fra gli Spagnuoli, Inigo, Azavedo, Correa, il vecchio Segredo, D. Garcia di Paredes erano i più rinomati; e gli altri, quantunque meno conosciuti, eran tutti buona gente d'arme e bene a cavallo: Pedro Navarro avea da Consalvo ricevuto l'incarico di servir da padrino. Dalla parte francese questo era dato a Monsig. della Palissa, che fra' suoi guerrieri contava Bajardo, l'onore della Milizia d'allora. La battaglia si mantenne per molto tempo con pari fortuna dalle due parti: Segredo alla fine ebbe da un colpo di spada recise le redini, che teneva tirate; onde portato a furia dal cavallo, stava per uscir del campo. Questo caso preveduto dai regolamenti dei duelli, si teneva per una sconfitta, e colui al quale accadeva dovea darsi prigione.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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