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      Dato sesto così a questa faccenda importantissima, scese Brancaleone in piazza, e venuto alla casa de' fratelli Colonna, li trovò ambedue nel cortile che, avendo radunati i tredici Italiani, ne rivedevan minutamente l'arme, le bardature, i cavalli, onde per l'indomani si trovassero in assetto, e non vi fosse parte dei loro arnesi che non fosse a prova.
      Brancaleone, che aveva avuto avviso di questo ritrovo, vi avea mandato i suoi scudieri e quelli di Fieramosca coi cavalli e l'armi. Ma il loro padrone mancava, ed alle interrogazioni di tutti rispondevano dicendo che non s'era veduto e che di più non sapevano.
      Prospero Colonna udì queste novelle con maraviglia, che si cambiò presto in ira; onde, quando comparve Brancaleone, domandò con volto severo:
      - E dov'è Fieramosca, che non compare?
      - Eccellenza! - rispose Brancaleone, - sarà qui a momenti; il suo indugio non è volontario... un caso improvviso e d'importanza...
      - Qual cosa vi può essere per lui più d'importanza che la faccenda di domani? Non avrei creduto che potesse avere adesso altro pensiero.
      Fanfulla che, ricordando i casi della sera scorsa, voleva trovar qualche verso d'avviare il discorso in modo da poterne parlare, disse ridendo:
      - Eh! stanotte avrà ballato troppo, o avrà trovato qualche chiodo nuovo per cacciare quello vecchio; e allora si sa che alzarsi troppo presto rincresce...
      - Avrà trovato il canchero che Dio ti dia, - riprese Brancaleone: - credi tutti pazzi come te? Vi dico, eccellenza, che non dubitiate, e sull'onor mio sarà qui fra poco, anzi andrò io stesso a sollecitarlo.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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