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      Pensò questo partito esser il più sicuro, poichè, per quanto si fidasse di Zoraide, dubitava che qualche nuovo ostacolo lo avesse potuto impedire. S'avviò al porto, per far un'altra volta il viaggio dell'isola; entrato in barca, al momento di staccarsi dalla riva, usciva di dietro al molo un battello nel quale con grandissima allegrezza scorse Ettore, che vedutolo venne a lui, e saltato a terra subito gli domandò:
      - Dov'è Ginevra? è inferma? che le è accaduto? presto, presto, andiamo da lei.
      - Presto, dai Colonna invece, non s'aspetta altri che te: Ginevra sta bene e la vedrai poi.
      - Bene, l'ho caro; ma andiamo da lei.
      - Ma non t'ha detto Zoraide che domani si combatte?
      - Si combatterà, ma ora, in nome di Dio, conducimi da Ginevra...
      - Ora non la puoi vedere, nè per tutt'oggi...
      - Ed io ti dico...
      - Ma se non mi dai retta e non mi lasci parlare, non la finiremo mai... Dunque devi sapere (e tutto questo è per parte sua: non che l'abbia veduta, ma me l'ha fatto dire, onde lo dicessi a te): essa dunque sta bene, la signora Vittoria l'ha accolta e ristorata, e prestatole quegli amorevoli uffici che richiedeva il suo caso, e non le manca nulla: ti prega di non aver per oggi altro pensiero, nè cercar di vederla; che ponga l'animo in quiete, combatta domani da par tuo, ti ricordi dell'onore italiano, di tutto quel che tante volte avete parlato insieme su tal proposito, e ch'essa prega Iddio per la nostra vittoria...
      - Ma oh! perchè non l'ho io a poter vedere?... qui c'è sotto qualche cosa.
      - Ed io ti dico che non c'è sotto nulla: se ti volessi dire come andò tutto il precipizio di ieri, davvero non potrei, che neppur io lo so: ma ti basti, in nome del Cielo! per ora di saperla salva, il di più lo vedremo dopo la battaglia; e ora non è tempo da pensare ad altro.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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