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      Ed in così dire eran entrati nel cortile, e si presentavano a Prospero Colonna, che, dopo qualche breve parola sul tardare di Fieramosca, seguitò la bisogna alla quale era occupato.
      La diligenza minutissima che pose a questa rivista, la fece durare alcune ore. I cavalli furono provati; provati gli arnesi a colpi di lancia, d'azza e di spada. Del taglio dell'armi offensive ne fu fatta esperienza sul legno, sul ferro, e rifiutate le meno perfette. Verso mezzogiorno, tornato ognuno al suo alloggiamento, Ettore solo fu trattenuto sotto colore di stabilire vari particolari della disfida, ma in realtà per non lasciarlo andar attorno a suo modo. Brancaleone aveva tirato da parte il signor Prospero, ed avvisatolo di tutto pregandolo facesse in guisa di tener Fieramosca occupato per il resto della giornata, la qual cosa venne da lui puntualmente eseguita. Fattosi sera, quando non rimanevano più pretesti ragionevoli per rattenerlo, fu lasciato andare, e Brancaleone accompagnandolo a casa entrò in ragionamenti sul mestier dell'arme, e sul modo che avean da tenere la mattina vegnente coi loro nemici, e riuscì a farsi tanto prestar attenzione, che non potè Ettore correr colla fantasia ove il cuore l'avrebbe chiamato. In quel che traversavano la piazza, giungeva il drappello de' campioni spagnuoli, ai quali accostatisi, domandando ed udendo le nuove della giornata, vennero spendendo il tempo, e soltanto a notte chiusa si ritirarono a casa.
      - Han l'ossa dure questi diavoli di Francesi - disse Ettore separandosi dal suo amico - e gli Spagnuoli han trovato carne pe' loro denti.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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