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      Nelle loro mosse, alle quali il lungo uso dell'armi dava anche nel pregare una cert'aria brava, esprimevano però i pensieri religiosi che avean nell'animo. All'estremo del banco, a man sinistra, era Fieramosca ritto, immobile, colle braccia intrecciate sul petto. Gli stava in faccia a pochi passi la porta della sagrestia aperta; e gli uomini della chiesa, che andavano avanti e indietro pei loro uffici, avrebbero forse potuto soli distrarlo dalla preghiera; ma s'aggiunse una vista ed un dialogo, che in quel momento più che mai eran tali da fissar dolorosamente i suoi pensieri.
      Un uomo vestito d'una cappa oscura tutta sdrucita, coi capelli rossi in disordine, ed un viso di tristo augurio, era fermo in mezzo alla sagrestia: e, volto ad un frate domenicano che occupava colla sua corpulenza tutto un seggiolone di cuojo posto fra un armadio e l'altro, solito mobile di questi luoghi, gli domandava con parlar ruvido, e voce rauca e sottile:
      - Quale ho d'ammannire, quella dei poveri o quella dei signori?
      - Bella interrogazione! - rispose il frate, e la sola parte che si movesse nel suo corpo eran le labbra. - Non lo sai che il signor Consalvo fa la spesa? non è già uno di questi affamati di Barletta, che per non dar la torcia al curato si fan portar via per poveri... Di prima classe, ve l'ho già detto a tutti, di prima classe, campane, catafalco e messa cantata. Mi sembrate più balordi del solito.
      L'altro si strinse nelle spalle, ed andando verso uno dei lati della sagrestia si tolse dalla vista di Fieramosca: questi però udì metter la chiave in un uscio ed aprirlo; poscia distinse un romore di passi che s'allontanavano, e per alcuni minuti non udì altro: poco stante i medesimi passi che ritornavano con uno stropiccìo come di cosa trascinata sul pavimento; e lo strepito veniva innanzi finchè ricomparì l'istess'uomo tirando e lasciando in mezzo alla sagrestia una bara nera filettata d'argento, avente una croce alla testa, ed ai piedi un teschio retto da due ossa poste sotto a guisa di croce di Sant'Andrea; vi buttò sopra un copertone di velluto nero, dopo che con un panno n'ebbe scossa per tutto la polvere.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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