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      Mentre il beccamorto compiva quest'ufficio con quel fare sbadato e di mal umore che pur troppo appare spesso negl'inservienti alle sagrestie, un'idea lieta trovò pure strada di fargli aggrinzar con un riso la pelle che gli copriva l'ossa delle guance.
      - Dunque ci sarà da bere anche per me questa volta? È un gran pezzo che non v'è altro lavoro che di marinari e pescatori... ringraziamo Dio che ogni tanto ne capita anche qualcuno di questi pe... - si voltò a un tratto quasi temendo d'esser udito, ed abbassata la voce seguitò, - di questi pezzi grossi.
      - Una volta tocca a tutti, - disse il frate, tagliando la frase in due con uno sbadiglio.
      - E può essere, - seguitava il becchino, adattando la coperta sulla bara, e scostandosi per vedere che non pendesse più da una parte che dall'altra, - può essere che la Beca, quella strega di mia moglie, ci abbia azzeccato. Jer sera (sentite questa) eravamo in letto, e si discorreva che si sta a spasso e non si lavora, e che la guarnaccia della donna e 'l sajo nuovo che mi potei fare coi danari che buscai nella moria, cascan a pezzi... E vedete se è vero, (In così dire tirandosi le maniche sui gomiti mostrava la verità delle sue asserzioni) E in somma si diceva che, se tirava innanzi così un altro poco, saremmo morti di fame. Poi stamattina prima dell'avemaria, intanto che m'alzavo per iscender in chiesa: Ohe Rosso!, dice: Sai che mi son sognata?. Dico: Che ti sei sognato?. Dice: Mi pareva che la cucina dell'osteria di Veleno fosse piena di letti, e l'oste giallo giallo per il primo, e in somma, dice, era tornata la peste, e c'eravamo rifatti, e tu andavi per Barletta vestito come un cavaliere.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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