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      La nebbia formatasi nella notte, squarciandosi alla brezza dell'aurora, veleggiava nelle regioni superiori dell'aria in nuvole di forme fantastiche, che gią percosse dal sole ne rifrangevan i raggi indorati. Altre strisce di nebbia pił densa restavano leggermente posate sulla pianura, somigliando a letti di cotone bianchissimo, sovra i quali sorgevano qua e lą gruppi d'alberi pił alti, e le creste di qualche collinetta. Il disco del sole vicino ad uscir dal mare spandeva in cielo la sua luce rancia, lasciando muti gli oggetti terrestri, illuminati soltanto dal riflesso dell'atmosfera. Tutti gli spettatori avean come involontariamente gli occhi volti verso il punto dove stava per comparire. Sull'ultima linea del mare parve alla fine quasi generata una scintilla di luce vivissima; crebbe, prese forma, uscģ il sole maestoso come un globo di fuoco, e diffuse la sua luce, che diede forma e colore agli oggetti, e si duplicava oscillando riflessa nel mare.
      Una squadra di fanti venuta quivi per tempo teneva sgombro il campo dal popolo che stava disperso in gruppi tutt'all'intorno, radunandosi pił frequente nei luoghi ove molti venditori di comestibili e di vino avean tese le loro tende, ed alzati banchi e tavole. V'era fra questi l'oste del Sole, Veleno, che il lettore ben conosce, e che in uno dei luoghi pił in vista aveva piantato il suo negozio ambulante sotto una frascata, alla quale gią eran concorsi molti de' soldati suoi soliti avventori: due o tre gran padelle da friggere eran al fuoco su altrettanti fornelli di ferro portatili; una tavola composta d'asse rozze, e connesse alla meglio su varj pali, che fitti nel suolo servivano di gambe, era coperta di canestroni di pesce, carciofi, ortaglie d'ogni genere da friggere.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





Sole Veleno