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      S'aspettava quindi che i Francesi facessero altrettanto: visto che nessuno si moveva, Prospero Colonna disse loro più modestamente che potè: - Signori, e il vostro danaro?
      Si fece avanti La Motta, e rispose sorridendo:
      - Signor Prospero, vedrete che questo basterà. Montò la stizza al barone romano per la millanteria inopportuna, ma si frenò, e disse soltanto:
      - Prima di vender la pelle conviene ammazzar l'orso. Ma non importa; e quantunque fosse patto fra noi di portar il riscatto, neppur per questo non vogliamo metter ostacoli alla battaglia. Signori, - aggiunse poi volto ai suoi, - avete udito: questo cavaliere tien la cosa per fatta; sta a voi a chiarirlo del suo errore.
      Sarà inutile il dire che' questi modi sprezzanti fecero ribollire il sangue agl'Italiani, ma nessuno rispose nè a La Motta, nè al signor Prospero, fuorchè con qualche digrigno, o qualche occhiata fulminante.
      Terminati questi apparecchi, furon dai giudici licenziate le due parti e data loro una mezz'ora per prepararsi; dopo la quale un trombetta a cavallo, situato all'ombra degli elci, accanto ai giudici, darebbe tre squilli di tromba, segnale dell'assalto.
      Ritornati a' loro cavalli e montati in sella, furon dai padrini disposti in fila a quattro passi di distanza l'uno dall'altro; e tanto il Colonna quanto Bajardo osservarono di nuovo i barbazzali, le cigne delle selle, le corregge e le fibbie dell'armature; e, se v'eran occhi esercitati ne' due campi, eran senza dubbio i loro.
      Finita questa rivista, fermato il cavallo nel mezzo della linea, il signor Prospero disse ad alta voce:


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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