Pagina (301/322)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Veduto da lontano, con quel suo busto gigantesco piantato su due gambe erculee, e colle braccia naturalmente pendenti, pareva immobile al pari d'una statua; ma, ai vicini, il contrarsi de' muscoli sotto le strette vesti di pelle che portava, lo stringer delle pugna, e più di tutto lo sfavillar degli occhi, palesavano quanto bollisse internamente, e si rodesse di non poter essere ivi altro che spettatore.
      I riguardi che impedivano agli altri di turbar questa battaglia, o non vennero in mente, o non furon curati da Fanfulla che, lasciato il signor Prospero, veniva scorrendo pel campo; punse il cavallo, e colla spada in alto si serrò contro La Motta. Se n'avvide Ettore e gli gridò: - Indietro! - ma ciò non bastando, spinse il cavallo in traverso a quello del Lodigiano, e col calcio dell'azza gli diede a man rovescia sul petto onde con poco buon garbo gli fece rattener le briglie:
      - Basto io per costui, e son di troppo, - gli disse istizzito.
      Fu da tutti lodato l'atto cortese verso La Motta fuorchè da Fanfulla, che prorompendo in una di quelle esclamazioni italiane che non si possono scrivere, disse, mezzo in collera mezzo in riso:
      - Hai la lingua nelle mani!
      Voltò il cavallo, e messosi a guisa di pazzo fra i nimici, gli sconvolse senza assalirne nessuno in particolare; e finito così quel momento d'inazione, si rinnovò più calda che mai la battaglia. Fin dal principio, Brancaleone fisso nel suo proposito avea corso la lancia con Grajano d'Asti, e la fortuna si era mostrata uguale fra loro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





Fanfulla Prospero La Motta Ettore Lodigiano La Motta Fanfulla Brancaleone Grajano Asti