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      Il Francese, che ogn'altra cosa s'aspettava, resṭ molto maravigliato. Penṣ un momento, poi rispose:
      - S'io non m'arrendo alle vostre armi, m'arrendo alla vostra cortesia. - E, presa la sua spada alla metà della lama, anḍ a deporla a terra avanti al signor Prospero: e fu detto da tutti quelli che lodavano l'atto cortese di Fieramosca, anche il Francese aver operato e parlato saviamente. Per la qual cosa esso solo fu poi rimandato senza che pagasse il riscatto.
      La parte francese era scemata di quattro delle sue migliori spade, mentre l'italiana contava ancora i suoi tredici uomini a cavallo: e si poteva facilmente conoscere in qual modo la cosa dovesse andar a finire. Nonostante, i Francesi scavalcati, che erano cinque, si serrarono insieme; ai loro lati si posero due per parte i quattro a cavallo, e coś ordinati si disposero a far testa di nuovo agli Italiani, i quali rannodando per la terza volta la loro battaglia, fecero impeto tutt'insieme sugli avversarj.
      Non venne in mente ad alcuno che questi vi potessero reggere, ma ammirando tuttavia la costanza e l'arte di quella brava gente, crebbe negli spettatori l'ansiosa curiosità di veder l'esito del loro ultimo disegno; e quasi ad alcuni sapeva male, che con tanto valore dovessero cimentarsi con grandissimo rischio della loro vita ad un giuoco tanto disuguale. Ma per questo non temevano i Francesi: pesti, feriti, coperti di polvere e di sangue, pur offrivan fiero ed onorato spettacolo, stando arditi ad aspettare la rovina che veniva loro addosso di tanti cavalli, e pareva dovesse ridurli in polvere.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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