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      ..! Conducetemi da lei, andiamo per amor di Dio.
      Ogni parola del giovane era una coltellata al cuore di Vittoria, e non le bastò l'animo di dargli la nuova dolorosa; anzi ebbe forza di comporre il volto ad un mezzo sorriso e gli disse:
      - Ginevra è di nuovo a S. Orsola (era vero pur troppo, che un'ora prima del ritorno degli Italiani dal campo era stata portata al monastero, accompagnandola Fra Mariano onde seppellirla nella notte).
      - A S. Orsola! come, così presto? dunque non ha avuto male? dunque sta bene?
      - Sì, sta bene.
      Fieramosca aprì le braccia tanta fu la piena dell'allegrezza come per abbracciar Vittoria, ma invece posto a terra un ginocchio, presale una mano, vi stampò baci di gratitudine, che valevan più di mille parole.
      Poi s'alzò, come fuor di sè, e se n'andava senza dir altro per correre a S. Orsola: si fermò un tratto, guardandosi sul petto, e tornò indietro.
      - Vedete, signora, - diceva sorridendo con una cotal trepidanza, - vedete questa tracolla azzurra, me l'ha data essa... oggi un colpo di spada, trovando la corazza che consentiva di sotto, l'ha tagliata in due.
      In così dire scioglieva il nodo che avea fatto coi due capi onde non cadessero.
      - Son troppo ardito, lo so, ma in grazia, v'increscerebbe racconciarla tanto che Ginevra non s'avvedesse ch'è tagliata? Sel torrebbe, poverina, a mal presagio...direbbe: Non sapevi coprirla collo scudo...?
      Vittoria s'avviò volentieri alle sue camere a prender ciò che bisognava, contenta di potersi togliere così un momento dal giovane e nascondergli la commozione che provava nel veder la sua ingannevol fiducia.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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