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      Tornò più rinfrancata, e si pose a racconciar la tracolla, e tenendo il viso basso, Fieramosca non s'accorse di nulla.
      - Appena, - diceva questi sorridendo mentre l'altra lavorava, - appena si conosce più di che colore ella sia... ha passate di gran fortune... m'è stata compagna al male, ora lo sarà al bene. Sapete da quanti anni non la lascio mai!... l'ho salvata in tante battaglie... ed oggi!... quando tutti i miei dispiaceri si volgono in allegrezza... me l'hanno da aver guastata! Chi credesse agli augurj che cosa saprebbe dire? - Vittoria attendeva a cucire senza risponder parola. Contrastata fra il pensiero che bisognava pur fargli conoscer la verità, e l'invincibile ripugnanza che provava a dargli un tanto dolore, credè poter conciliar tutto col cercar Brancaleone, tosto che Ettore fosse partito da lei, ed avvertirlo onde soccorresse il suo amico in questa terribil prova.
      - Vi ringrazio mille volte, disse Ettore quando fu terminato il lavoro; e giù per lo scalone, in un lampo fu in cortile. Non v'era rimasto altri che il suo servo Masuccio che teneva per la briglia il cavallo coperto di schiuma; la povera bestia avea il capo basso e l'occhio spento; un ansar grave le facea battere il fianco.
      - Alla stalla, alla stalla, - gridò Ettore al fante, nel passargli vicino, - chi t'insegna?... un cavallo sudato fermo all'aria! - ed uscì del cortile dirigendosi al porto per andar a S. Orsola: per mare era più breve il tragitto.
      Giunto ove si usavan tenere i battelli non ve ne trovò nemmeno uno.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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