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      Le navi che portavan le soldatesche venute di Spagna avean gettato l'ancora in porto, e volendo Consalvo che le truppe scendessero a terra prima di sera, tutte le barche erano state tolte per questo servizio.
      Ettore battè i piedi per l'impazienza, poi disse: - Anderò a cavallo: è un po' più lunga; così sia. - Venne alla stalla: Masuccio stava per toglier la briglia ad Airone.
      - Lasciagliela, - disse Fieramosca. La prese dalle sue mani, gliela buttò sul collo, con un salto fu in sella, e dopo pochi minuti era fuori di città sulla strada lungo il lido che va al monastero.
      - Povero Airone! - diceva battendogli colla mano sul collo, mentre affrettava col calcagno il trotto svogliato del buon destriere che trovava duro gli venisse vietata la stalla dopo tanta fatica: - Hai ragione; ma abbi pazienza un altro poco, e ti ristorerò di tutto.
      La notte intanto s'andava avvicinando: era già tramontato il sole da una mezz'ora: Fieramosca, il quale camminava verso l'oriente, aveva dietro le spalle il cielo sgombro e sereno, ed in faccia lo vedeva occupato da lunghi nuvoloni neri che di sotto finivano in una riga parallela all'orizzonte. Da questa si vedevano molte strisce di pioggia più o meno dense scendere a piombo sulla linea del mare; e le cime di quell'ammasso di nubi che salivano sino a mezzo il cielo, percosse ancora dalla luce del crepuscolo, si colorivano di una tinta biancastra. Durava quasi continuo in mezzo a quel buio il luccicar tremolo dei lampi, ed il romoreggiar cupo e lontano dei tuoni.


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Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
(Racconto)
di Massimo d'Azeglio
Borroni e Scotti
1856 pagine 322

   





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