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      Pietrino, dal gran male non poteva parlare, ma si sforzava di sorridere e di rassicurarlo con la mano.
      In quel mentre si spalancò l'uscio e comparve il babbo.
      - Non è nulla! disse il ferito, ritrovando l'uso della parola. Mi baloccavo con le forbici e ci sono caduto sopra.
      - Oh babbo mio, non gli dar retta! Sono io che l'ho ammazzato, balbettò il povero Alessio e cadde in terra svenuto.
      Poco dopo tutto era tornato nella medesima calma. Il babbo, dopo una ramanzina coi fiocchi, aveva finito col perdonare, tanto più volentieri in quanto che i due colpevoli avevano promesso di non ricader più in simili eccessi.
      Fu deciso però di tener nascosto l'accaduto alla mamma, la quale, pel suo stato sempre un po' malaticcio, non doveva aver rimescolii di nessun genere.
      Pietrino durò un gran pezzo a sentir male al fianco, specie quando si metteva a sedere e spesso era lì lì per fare una boccaccia, ma era in lui così potente il timore di affligger la mamma o di mortificare Alessio, che quella boccaccia diventava quasi sempre una risata... insulsa.
      La mamma non sapeva il perchè di quel ridere senza ragione e sgridava il piccolo martire. Ma Alessio urlava subito:
      - Lascialo ridere, mamma, lascialo ridere!
     
     
     
      Per un chicco di grano.
     
      La mamma prese Lello sulle ginocchia e si mise a guardare i campi a traverso i vetri della finestra. Era un tempaccio triste, noioso, buzzone: un vero tempo d'autunno. Sugli alberi non c'era rimasta che qualche foglia ingiallita, che penzolava dal ramo; i lieti canti degli uccellini erano cessati, e già sulle lontane alture di S. Francesco e di Vallombrosa biancheggiava la neve.


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Lezioni e racconti per i bambini
di Ida Baccini
Edizioni Trevisini
1882 pagine 118

   





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