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      Del resto, e la lingua etrusca e la latina preser probabilmente molte parole dalla pelasgica, e non poche certamente dall'ellenica. E tutte quattro e l'umbra ancora si scrisser poi con caratteri poco diversi da quelli pelasgici, che furon portati di Fenicia in Europa da Cadmo o quali che siensi altri di que' marittimi erranti. - Del resto, di nessuna di quelle lingue non ci rimangono monumenti letterari (se tali non voglian dirsi le dette tavole eugubine), e nemmen nomi di scrittori; grande argomento a credere che fu poca la coltura letteraria di quelle lingue antichissime. I grandi monumenti delle lettere sogliono sopravivere alle nazioni e far sopravivere le lingue: i nomi de' grand'uomini sopravivono alle lingue stesse; e se ne fossero stati, specialmente tra gli etrusci, essi sarebbero rimasti illustri tra' romani cosí vicini di luogo e di tempo. Il fatto sta che furono molto piú antichi (senza contare i nostri scrittori sacri antichissimi di tutti) Valmichi, Omero, Esiodo e parecchi altri, di cui restano i nomi e gli scritti; e che della nostra stessa patria, della Magna Grecia, restano, se non monumenti, almeno nomi d'uomini famosi in lettere e scienze, famosissimo fra tutti quello di Pitagora. Nato in Samo, ma venuto in Magna Grecia, vi fu intorno al 500 legislatore di parecchie cittá, e gran filosofo matematico, fisico, metafisico e morale, ed origine delle due scuole dette italica ed eleatica. - All'incontro ci abbondano i monumenti dell'arti, e le mostrano avanzatissime.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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