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      Ma questa schiatta era venuta meno a poco a poco; ed ora erano figli degeneri di barbari o barbari stipendiati, avviliti, e quasi apostati dalla barbarie, que' cosí detti romani che difendevano contro ai barbari veri e rimasti di puro sangue, l'imperio precipitante. Il quale resse in Asia, non solamente contro a' persiani, ma contro alle stesse nazioni settentrionali piú nuove e piú terribili, per la forza locale di quella Costantinopoli cosí ben piantata a ciò. E videsi allora, che giunsero quasi tutti que' barbari europei ed asiatici via via alle foci del Danubio, anzi alle falde dell'Emo o Balkano, vicinissime a Costantinopoli: e tutti furono, per forza di tal vicinanza, indugiati prima, ribalzati poi d'Oriente ad Occidente, dall'Asia sull'Europa, da Roma nuova sulla vecchia. L'indugio durò appunto quanto Teodosio, il rimbalzo tutto il resto del secolo. - Teodosio, non piú che imperatore orientale dapprima, sofferse i visigoti tra il Danubio e l'Emo; ma ve li rattenne, e con essi quanti premevano addietro. Si frappose, forse troppo anch'egli, nelle contese cristiane; ma almeno, tenendosi fermo contro all'eresia ariana e all'altre, serbò unita la cristianitá romana, contro ai barbari giá gentili, poi via via quasi tutti ariani. E cosí la guerra, che giá era di civiltá contro alla barbarie, diventò pure di religione; il che risponde all'accusa antica e nuovamente fatta al cristianesimo d'avere menomata quella difesa dell'imperio. Se questo avesse potuto o dovuto esser salvato, sarebbe stato da una guerra di religione.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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