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      - Nella etá dell'imperio romano, come due religioni, cosí furono due colture, una antica e cadente coll'idolatria, una nuova e progrediente col cristianesimo. - Il cader della prima incominciò vivente od appena morto Augusto, e continuò senza interruzione, peggiorando via via poi; ondeché non può attribuirsi, come si fa da alcuni, né ai barbari che erano tuttavia lontanissimi, né al cristianesimo che era ancora impotentissimo a ciò. Alcuni altri, del resto grandi, fanno causa di questa come d'ogni altra decadenza della coltura, non so qual legge di periodicitá, a cui dicono soggetta la natura umana; e per cui ogni coltura, giunta al sommo, dovrebbe sempre e di necessitá cadere, fino a che sorga un'altra a succederle crescendo, arrivando al sommo suo, e ricadendo di nuovo, all'infinito. Ma costoro si lasciaron forse ingannare dallo spettacolo, frequente sí, non costante, di siffatti periodi. I quali non si veggono dalla scienza or progredita né nella coltura indiana né nella cinese; e men che mai in nessuna delle moderne cristiane, non nell'italiana, né nella francese, e men che in niun'altra forse, nell'inglese. E quindi sembra da abbandonare del tutto questa supposta legge universale, e da cercar piú attentamente in ciascuna delle colture decadute le cause speciali che la fecero decadere. E cosí facendo della romana, parrá chiaro ch'ella decadde originariamente e principalmente per la sola ragione, che fu spenta lá la libertá. Questa, il vedemmo, avea generati, educati prima d'Augusto tutti i grandi del secolo ben detto "aureo", mal detto "d'Augusto". Sotto il quale o dopo il quale non sorse piú uno pari a quelli, non uno forse che sia poi stato detto "aureo". È accennato nel bellissimo opuscolo contemporaneo Della perduta eloquenza, è volgare ai nostri dí: le lettere si nutron di fatti gravi, importanti, da discutere, o narrare, o ritrarre in qualunque modo di prosa e poesia; ondeché, cessando ovvero i fatti, ovvero la libertá del discuterli o narrarli o ritrarli, ovvero peggio ed insieme i fatti grandi e la libertá, cessa il cibo, il sangue, la vita delle lettere; elle languono, si spossano, infermano talora fino a morte.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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