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      Ma, fin dal principio del secolo ottavo vedemmo un gran papa, Gregorio II, porsi a capo di Roma e d'altre cittá suddite greche, e resistere con esse alla tirannia religiosa dello scismatico imperatore orientale; e di esse far confederazioni, e con esse guerreggiare e trattare contro a' nemici comuni greci o lombardi: ondeché, se si cerchino i primi esempi di cittá libere moderne, essi si trovano di un quattro secoli piú antichi in Italia che non in niun'altra regione europea; si trovano libere a quel principio del secolo ottavo Roma, Venezia, le cittá della Pentapoli, ed or l'une or l'altre delle greche all'oriente e al mezzodí d'Italia. E di queste libertá del secolo ottavo vedemmo durar parecchie poi, ma variamente; quella di Venezia crescendo, e diventando in breve incontrastata, assoluta, vera indipendenza; quella di Roma dubbiosa, contrastante, contrastata sotto alle potenze nominali dell'imperator greco, del patrizio Carlomagno, degli imperatori carolingi e dei successori, sotto alla potenza piú reale ma pur indeterminata dei papi; quelle delle cittá orientali donate al papa, poco diversamente; e quelle di Napoli, Amalfi ed altre cittá meridionali, or crescendo or ricadendo sotto ai principi longobardi di Benevento, a' saracini ed a' normanni; mentre pur venivansi aggiungendo le libertá crescenti di parecchie cittá toscane e lombarde, suddite franche e tedesche. - Ma tutte queste de' secoli ottavo, nono e decimo erano, se ben s'attenda, cittá libere sí, non tuttavia (nemmen quando gli Ottoni ebbero moltiplicate le esenzioni de' vescovi e delle cittá dalle giurisdizioni comitali) ciò che si chiamò "comune" o "comunio" al primo quarto del secolo undecimo; quando si vennero confondendo in interessi comuni tutte o quasi tutte le condizioni de' cittadini, i valvassori grandi o capitani, i minori o valvassini, gli arimanni o militi, i popolani grassi o borghesi, le gilde od arti maggiori o minori, tutti insomma gli uomini liberi, o come si disse allora semplicemente, gli "uomini" o "vicini" delle cittá. Questo comune, o comunio, noi congetturiamo si facesse primamente in Milano al tempo dell'arcivescovo Ariberto: e certo, se si fece altrove, non dovette farsi né molto prima, né molto discosto; e ad ogni modo nella storia, quale finora si sa, resta a Milano la gloria di tal prioritá. - Ma questo stesso comune non si resse certamente dapprima se non in modi indeterminati e vari; or sotto il vescovo e suo avvocato o visconte, or sotto qualche altro capitano o capopopolo, un Lanzone, un Erlembaldo, secondo le occasioni.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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