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      Morto Azzo Visconti, gli succedette suo zio Luchino [1339]. E nel 1343 morí re Roberto di Napoli che fu detto "il buono", che direbbesi meglio "il mediocre". Niuno forse lasciň perdersi mai tante e cosí belle occasioni d'ingrandire la parte di che era capo naturale; niuno la lasciň cader tanto giú come egli ne' ventiquattr'anni di regno. Č da Dante chiamato "re da sermone". Fu anch'egli protettor di letterati; anzi quasi letterato. Due anni prima di morire esaminň, incoronň, laureň Francesco Petrarca. Penso che indi sia l'invenzione de' poeti laureati.
      22. Le compagnie, i condottieri [1314-1343]. - Ma vegniamo ad una piú seria, ad una che fu danno estremo e fatale della giá misera Italia. Giá dicemmo i mercenari usati dalle cittá italiane fin quasi dalla loro origine, fin dalle prime loro invidie tra sé, ed in sé. Meno male finché furono presi ad uomo ad uomo, od a compagnie piccole, e pagati per a tempo, ad ogni occasione. Peggio giá quando vennero in ogni cittá co' podestá o capitani annui o di pochi anni. Tuttavia, ciň non disavvezzava del tutto ancora i cittadini dal tener in mano i ferri, o li disavvezzava solamente in questa o quella cittá. Ma fu danno pessimo e nazionale, quando i mercenari si raccolsero in compagnie grosse, quando esse e lor condottieri furono nuove potenze che s'aggiunsero a tutte quelle giá cosí miseramente moltiplici dell'imperatore e re, del papa, delle cittá, degli antichi e restanti signori feodali, dei nuovi tiranni. Vano, od anzi ad ogni sincero uomo impossibile č l'illudersi: la pluralitá delle potenze ordinate puň sí essere, č spesso utile in uno Stato; puň, facendo concorrere tutte le forze e le operositá di una nazione, accrescere la forza totale di lei; ma la moltiplicazione delle potenze disordinate, indeterminate e sminuzzate non puň se non tôrre ogni nerbo, se non isciogliere qualunque Stato, qualunque nazione.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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