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      Le disgrazie d'ogni creatura naturalmente debole, donne o fanciulli, sono per lo piú indipendenti da' fatti loro, e perciò si commiserano da ogn'anima ben nata; le disgrazie degli uomini naturalmente piú potenti sono giá men sovente incolpevoli, e si scusan tanto meno, quanto piú essi sono potenti; ma le disgrazie delle nazioni, - le quali insomma, nel complesso di tutte le classi e di tutte le generazioni, sono, in natura, tutte potenti, - le disgrazie, le miserie delle nazioni non possono essere mai indipendenti da' fatti loro, non possono essere incolpevoli, non sono pienamente scusabili mai. Tutt'al piú, è scusabile una generazione a spese d'una o parecchie altre. Ma, data una gran nazione che non abbia l'indipendenza, non si può uscire da questo terribile dilemma: o bisogna dire che ella fu colpevole, o ch'ella n'è incapace. E della nostra io credo ed amo meglio il primo. - In tutta Europa furono, lungo il secolo decimoquarto, soldati, contestabili, capitani, compagnie di ventura. Era ultima degenerazione della feodalitá,
      di quella personalitá o individualitá appunto che si loda cosí stoltamente. Ma altrove, dove durava un centro, un re piú o men potente nella nazione, una aristocrazia armata intorno al re, una nazione piú o meno unita all'uno ed all'altra, questo malanno delle compagnie di ventura parve cosí evidente, cosí scandaloso, cosí contrario ad ogni nazionalitá e civiltá, anche di que' tempi, che tutti, re, nobili e popolo si raccolsero insieme per liberarsene; e se ne liberarono, e serví anzi ad unir meglio popolo, nobili e re.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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