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      E tanto piú, che mentre venivasi distruggendo ogni indipendenza e libertá nazionale, rimase pure per qualche tempo molta libertá personale; che chi era oppresso dagli uni trovava libertá, operositá presso ad alcun altro, presso a quegli stessi stranieri, i quali (a ragione allora, e relativamente a' nostri avi) furon detti "barbari", ma che pur ammiravano, promovevano e venivan prendendo le nostre colture. E cosí in somma sorse quello che noi chiamammo giá "baccanale", ma che qui diremo elegantissimo baccanale di coltura; un rimescolio di scelleratezze e patimenti e solazzi, per cui l'intiera Italia del Cinquecento si potrebbe paragonare alla lieta brigata novellante, cantante ed amoreggiante in mezzo alla peste del Boccaccio; se non che qui, oltre alla peste, eran pure le ripetute invasioni straniere, le guerre, i saccheggi, le stragi, i tradimenti, le pugnalate e i veleni; ed oltre ai canti e alle novelle, ogni genere di scritture e di stampe, e pitture e sculture e architetture, ogni infamia, ogni eleganza, ogni contrasto. Noi vecchi rammentiamo un tempo minore, ma simile, quello dell'ultime invasioni francesi; simili i due in que' contrasti, e simili anche in ciň, che nell'uno e nell'altro tutte le colture erano frutti, tutti gli uomini erano figli del secolo precedente. Cosí non si assomiglino intieri i due secoli decimosesto e decimonono! cosí non vengano scemando via via gli splendori del secondo, come siam per veder del primo! - Se non che, la libertá nuovamente sorta in Italia, e giá radicata in Piemonte, pare assicurarci oramai da quest'ultima somiglianza.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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