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      ovo la potenza di essi nelle regioni subalpine. Nel 1564, il duca incominciò la cittadella di Torino; ed altre fortezze fece poi, ad imperio addentro, e difesa all'infuori. E nel medesimo anno incominciò ad ordinare le finanze. Nel 1565, aiutò Malta contro a' turchi; e nel 1572, mandò sue galere a Lepanto, ed aiutò poi de' suoi nuovi reggimenti or Francia or Austria contra gli acattolici. Contra quelli giá antichi ne' suoi Stati, i valdesi dell'Alpi, si volse non senza inopportunitá, od anche crudeltá per qualche tempo; ma lasciolli in pace poi. Nel 1573, ordinò che gli atti pubblici si facessero in lingua italiana; e sempre chiamò, protesse, pose nell'universitá di Torino letterati di altri paesi italiani. Egli fu primo a dirozzare i suoi popoli, beati o macedoni d'Italia; primo ad italianizzarli colla coltura. Nel 1574 solamente riebbe tutti gli Stati suoi, vuotati di qua e di lá da' francesi e spagnuoli; e questo spiega e scusa come dieci anni addietro avesse sofferta l'usurpazione di Saluzzo. Dal 1576 al 1579, accrebbe gli Stati, comprando feudi imperiali dai Doria ed altri signorotti. Nel 1579 ordinò la zecca, e nel 1580 morí; cosí fino all'ultimo operando, legislatore, ordinatore, rinnovatore della sua monarchia. E tal vedemmo giá dopo le antiche origini Amedeo VIII; e tali vedremo uno o due altri poi di quella casa. Della quale resta cosí spiegato il perché, il come crescesse; come, sola forse fra le dinastie europee, continuasse senza rivoluzioni o mutazioni violente; fece ella medesima via via, sempre, indefessa, le mutazioni volute, ma prima che violentata dai tempi.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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