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      Ma era forse poco merito, ed era certo poca liberalitá ne' principi l'acquistarli: la liberalitá (non si può dire e ripeter troppo) sta nel dare, e non nel prendere o nel far dar da altrui; e la vantata liberalitá dei principi del secolo decimottavo fu tutta nel prendere o far dare, prendere o far dare diritti feodali dai nobili, prendere o far dare diritti ecclesiastici dalla Chiesa. Né dico che questo non fosse in tutto un progresso: ma dico che non era liberalitá di principi; e che essi non diedero mai nulla del proprio, nulla dei diritti o degli acquisti o delle usurpazioni della sovranitá, nulla di ciò che sarebbe stato ad essi liberalitá e forse utilitá il concedere. E dico che dei diritti feodali essi non fecero, non poterono far rilasciar troppi, ché troppo era quanto ne rimanesse. Ma dico (contro all'opinione di molti, lo so), che nella ricuperazione de' diritti di sovranitá contro alla Chiesa, molti, quasi tutti i governi del secolo decimottavo, principi o repubbliche, passarono il segno; come Genova, quando non volle lasciar mandare dal papa un visitatore o riordinator ecclesiastico nella Corsica sollevata; come Venezia, quando volle regolar le relazioni tra ecclesiastici regolari ed ordinari; come le corti borboniche, quando, sequestrando Avignone, rifecero esse ciò che fu tanto e giustamente rimproverato ai papi, il mescolar le ostilitá spirituali e temporali. Col re Carlo di Sardegna, solo forse moderato e rispettoso in tutto ciò, papa Rezzonico non si guastò. - Del resto, tutte queste dispute ecclesiastiche erano inasprite, ingrossate da un'altra, non so s'io dica maggiore, o se anzi non ne sorrideranno i posteri un dí, da una disputa, una sollevazione quasi universale contro a un ordine di frati, o monaci, o conventuali, o religiosi regolari che voglian essere, ed importa poco, contro ai gesuiti.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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