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      La loro inabilitá politica li fece cadere in parecchi men colpe che errori: la inabilitá loro li fece parere caduti in piú errori che non caddero; li fece parer colpevoli delle male intenzioni che non ebber né poterono aver mai; li fece accattarsi gli odii, le invidie degli altri ordini religiosi, di molti ecclesiastici secolari, degli uomini di mondo e di lettere e d'affari, de' magistrati, de' ministri, e de' principi. Ne' tempi poi di che trattiamo, s'aggiunse contra essi un odio onorevole ad essi, quello de' nemici della cristianitá, i quali, comunque si chiamino, certo furono allora molti e potenti. Questi si valsero dell'invidie, delle divisioni interne nostre, esultarono di rivolger cattolici contra cattolici; i ministri de' principi esultarono di tal aiuto contro a que' religiosi faccendieri incontrati ad ogni tratto; una regia meretrice, la Pompadour, esultò di punirli d'una loro severitá, che, rara o no, essi rivolser certo una volta contra essa; i principi, piú o meno abbindolati, esultarono di far questo passo di piú nelle riforme ecclesiastiche tanto allora applaudite, esultarono di parer liberali, progressisti, o, come si diceva allora, "filosofi", senza costo proprio, ed anzi incamerando collegi, chiese, palazzi, masserie e masserizie, milioni. Insomma, i gesuiti furono cacciati di Portogallo [1758, anno primo del pontificato di Clemente XIII] da un Pombal, ministro assolutissimo anzi tirannico d'un re tiranno e dissoluto, sotto accusa di aver partecipato a una congiura contro alla vita di quel re, ove furono implicati e suppliziati i nemici particolari di Pombal.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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