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      - Delle due repubbliche poi, Venezia oziava, poltriva, marciva. Le contese con Roma erano solo moto che agitasse quella paludosa tranquillitá. Del resto, pace, beato far niente, carnovale quasi perpetuo, ozi e vizi. Non piú guerre continentali da due secoli e mezzo, non marittime contro a' turchi dal principio del decimottavo; non riforme, non mutazioni, non miglioramenti di niuna sorta; commerci cessanti, perché, da maggiori che erano stati giá, diventarono, non progrediendo, prima pari, poi minori degli stranieri progrediti. La smania di difender qualunque cosa d'Italia, anche i malanni, fece difendere, lodare questa vergognosa decrepitudine veneziana; i nipoti, se risorti, ne giudicheranno. Dicesi delle aristocrazie che elle sono conservative; ed è vero; ma resta a sapere se sia bene o male il conservar le decrepitudini, e se conservandole si conservino gli Stati, o non anzi si precipitino. - Genova avea conservato piú commerci in pace, piú partecipazioni alle guerre italiane, senza dubbio; e l'ultimo fatto della propria liberazione era tale, che parrebbe averla dovuta rinnovare. Ma anche di lei si manifestò la vecchiezza all'incapacitá di saper reggere e serbare i sudditi. Continuarono dopo la pace d'Aquisgrana le parti in Corsica; rimastivi i francesi per aiutar Genova a tenerla, incominciossi a parteggiare per essi contro a Genova, e continuossi a parteggiar da altri per la libertá. Capo di questi era il Giafferi; fu assassinato dal proprio fratello [3 ottobre 1753]; crebbene, se n'inasprí sua parte; chiamò a reggerla Pasquale figlio di Giacinto Paoli, esuli amendue al servigio di Napoli.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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