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      L'assemblea costituente del 1789 discostituí lo Stato, se stessa; fecesi governo solo, onnipotente, prepotente. L'assemblea, che le succedé nel 1791 con nome diverso, di legislativa, e facoltá minori ma poi esagerate, discostituí piú, fece o lasciò cadere quella monarchia deliberativa che sola era voluta da principio. E, nuova vergogna di quella nazione a' que' tempi, la terza assemblea, la Convenzione, abolí poi la monarchia senza nemmeno costituir la repubblica. Dal 1792 al 1796 che si costituí il Direttorio o governo esecutivo repubblicano, non vi fu né monarchia né vera repubblica rappresentativa; vi fu, incredibile esempio in questo secolo, una gran nazione non costituita, non governata, se non alla giornata, da' pochi che si trovarono a caso in Parigi; or quel comune, or le sezioni di esso, ora una pluralitá, ora una minoritá dell'assemblea; or quelle di altre assemblee non legali, or l'uno o l'altro membro delle une o delle altre; un vero caos politico, un tal cumulo di scelleratezze e barbarie, da far forse scusar l'error contrario a quello detto poc'anzi, di abborrire lo scopo di libertá, in memoria de' mezzi che l'instaurarono colá. Ma il sommo e piú pazzo delitto di quella rivoluzione fu senza dubbio l'uccisione del re. Non solo l'uccisione, ma il giudicio stesso d'un re è sommo delitto politico in qualunque regno: in uno assoluto, perché ivi il re è la legge viva, lo Stato; ma forse anche piú in uno costituito ad assemblee deliberative, perché ivi il re è guarentito irresponsabile, incolpevole, dalla legge.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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