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      - Piacenza, Parma, Reggio, Modena, operarono sole saviamente e generosamente, operando subito, unanimamente e senza condizioni politiche le loro unioni con Piemonte. Fa meraviglia, e quasi dicevo tenerezza, vedere in mezzo a quello scatenamento di superbie e d'invidie, la semplicitá delle parole, l'esposizione dei veri e materiali interessi municipali con che quelle cittá dichiararono le loro unioni, e fa senza meraviglia pur tenerezza ricordare la fraternitá vera e di fatti, non di false parole, dei prodi loro co' nostri, su' nostri campi di battaglia. Francamente, nobilmente grati essi allora a noi, s'abbiano la rimeritata gratitudine nostra.
      Del Piemonte, centro e base d'operazioni militari e politiche di tutta quell'alta Italia (onde giá prendevasi prematuramente e cosí forse risibilmente il nome al nuovo regno), del Piemonte sarebbe per ciò a dir forse piú lungamente; ma ne dirò tanto meno quanto piú vi sono interessato. Il meglio del Piemonte, i nostri figli, i nostri prodi, non erano in Piemonte. Torino deserta era piú magnifica, che non sia per esser mai affollata. Nobili e plebei, liberali vecchi e nuovi e non liberali, militari in attivitá o giá in ritiro o ancora alle scuole, pregavano, supplicavano per un posto qualunque, o partivano senza posto, all'esercito. Un vecchio colonnello in ritiro portò lo schioppo, e con frutto, per tutta la campagna. Sette fratelli Brunetta fecero le due. Undici d'un nome e d'un sangue vi si trovarono il dí di Pastrengo. Chiusa l'universitá, gli studenti diventati bersaglieri.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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