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      Il 18 marzo 1846, dopo un nostro colloquio, in cui accondiscese alle pertinaci istanze nostre, ci scriveva: 'La prego di non dimenticare di mandarmi in prestito un esemplare tagliato dell'Enciclopedia. vorrei farmi un'idea degli altri articoli storici. E giá, pensandovi, veggo che la gran difficoltá sará il restringermi. Mi accenni il maximum delle colonne che mi sarebbe conceduto... Ella mi ha messo il diable en corps, con quel nome d'Italia, che Ella chiama mia bella, ed io direi quella scelleratissima mia bella, per non dir altro e piú con Dante'. - Otto giorni di poi il conte Balbo aveva giá compiuti i primi tre libri. Il 2 maggio scriveva al Predari: 'Le mando il manoscritto per tôrmelo dagli occhi: se no, non finirei. È cosa, se non da rifare, certo da correggere e da pulir molto. Pazienza! non v'abbiam tempo né l'Enciclopedia né io. Vada a sua fortuna. E mi noti tutti gli errori che vi vedrá. Se siamo in tempo, li correggerò'. - 'Le date di queste lettere - prosegue nel suo racconto il Predari - mostrano quindi come in quarantatré giorni avesse compiuto tutto il suo lavoro. Ogni mattina dettava a memoria per tre ore consecutive ad un nostro amanuense mandatogli a casa; un'ora dopo, ne faceva lettura con noi, accademicamente disputando; piú tardi rivedeva e correggeva; e, poiché egli tutto faceva a memoria, noi lo sollevammo in parte dalla fatica di rinvenire e verificare e collocare ai debiti luoghi e in ordine cronologico le date degli avvenimenti, sulla copia che noi facevamo poi fare del suo primo dettato'" (RICOTTI, pp.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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