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      Il grosso della popolazione romana antica, gli artieri delle città, erano sì ammessi personalmente al grado di militi (con grave scandalo degli stranieri, tramandatoci dai loro scrittori); ma come plebe in complesso, come artieri, non erano dapprima ammessi al governo del Comune. Ma tra il fine del secolo XII e il principio del XIII, cioè quando troppo presto si finì di combattere per l'indipendenza, vi fu quasi in tutte le città come una contemporanea sollevazione della plebe contro i nobili, e del grosso della schiatta antica nazionale contro le schiatte straniere. Nè perciò mutarono il governo delle città; ma, a quel modo che le città conservando la sudditanza all'imperio aveano opposto a questo il Comune, così ora il popolo opponeva al governo comunale un governo particolare. E siccome il consiglio dei nobili reggenti il Comune, chiamavasi Credenza, cioè consiglio segreto del Comune, così le società popolari fecero pur Credenze, che denominarono per lo più da un santo preso da esse a protettore. Tal fu la Credenza di san Giorgio in Milano, e molte altre città. Ma come succede, che il popolo appena ordinato signoreggi, le Credenze popolari divenner sovente governo delle città. Allora i Nobili si raccolsero fra essi, e fecero società contrarie, unendosi ora tutti consorti, come chiamavansi quei del medesimo sangue; ora per confederazioni chiamate alberghi od ospizi, in vari modi. Altrove il popolo invece di far Credenze generali, fece società divise per arti; e ciò avvenne poi in Firenze.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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