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      Quanto ai sogni, poi, narra il Boccaccio, che essendo gravida la madre di Dante «nè guari lontana al tempo del partorire, per sogno vide* qual dovea essere il frutto del ventre suo; comechè ciò non fusse allora da lei conosciuto, nè da altrui, ed oggi, per lo effetto seguito, manifestissimo sia a tutti. Parea alla gentile donna, nel suo sonno, essere sotto ad uno altissimo alloro, posto sopra un verde prato, allato ad una grandissima fonte; e quivi si sentia partorire un figliuolo, lo quale in brevissimo tempo nutricandosi solo dell'orbacche, che dello alloro cadevano, e delle onde della chiara fonte, le parea, che divenisse un pastore, e s'ingegnasse a suo potere d'avere delle frondi dell'albero, il cui frutto l'avea nudrito; ed a ciò sforzandosi, le parea vederlo cadere, e nel rilevarsi, non uomo più, ma pavone il vedea divenuto. Della qual cosa, tanta ammirazione le giunse, che ruppe il sonno: nè guari di tempo passò, che il termine debito al suo parto venne, e partorì uno figliuolo, il quale di comune consentimento col padre di lui, per nome chiamarono Dante; e meritamente, perocchè ottimamente, siccome si vedrà, procedendo, seguì al nome lo effetto. Questi fu quel Dante che a' nostri secoli fu conceduto di speziale grazia da Iddio. Questi fu quel Dante ecc.33» E così, astri, sogni e casi di sillabe abbreviate, ogni cosa ai contemporanei ed ai posteri parve presagio di grandezza, quando fu questa dimostrata dal fatto.
      Ma continuando a dire di quegli altri più certi presagi della vita di Dante, pochi mesi erano corsi dalla nascita di lui, quando Carlo d'Angiò raggiunto già dal suo esercito in Roma, vi fu, il giorno dell'Epifania dell'anno seguente 1266, da papa Clemente IV incoronato re di Puglia e di Sicilia, facendogliene il solito omaggio.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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