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      «Ma per sua nobiltate,
      «Mi pose in vita sì dolce e soave,
      «Ch'i' mi sentia dir dietro spesse fiate:
      «Deh! per qual dignitate
      «Così leggiadro questi lo cor ave?
      «Or ho perduta tutta mia baldanza
      «Che si movea d'amoroso tesoro;
      «Ond'io pover dimoro,
      «In guisa che dire mi vien dottanza.
      «Sì che, volendo far come coloro
      «Che per vergogna celan lor mancanza,
      «Di fuor mostro allegranza,
      E dentro da lo cor mi stringo e ploro:47
      Chiosa egli stesso poi scrupolosamente l'autore, che la seconda strofa era per la sua vera donna, e non per l'altra. Ma ad ogni modo, questa volta il sonetto, come ei lo chiama, è de' più graziosi; e si vede che in quegli anni corsi dal primo egli era progredito molto nell'arte.
      Un'altra volta, per una donna giovane e gentile, lo cui corpo ei vide giacere senza l'anima in mezzo di molte donne, le quali piangevano assai pietosamente, ricordandosi egli d'averla veduta far compagnia alla sua gentilissima non potè sostenere alquante lagrime; ma piangendo si propose di dire della morte di quella, in guiderdone di ciò che alcuna fiata l'aveva veduta colla sua donna. E così fece due sonetti, l'uno dei quali incomincia con quel verso:
      Piangete amanti, poichè piange Amore;
      e l'altroMorte villana, di pietà nemica,48
      Andò quindi Dante verso la parte dove era andata la gentildonna suo schermo; ma, dice egli, non così lontano: e forse fu questa la gita fatta per istudio a Bologna, di che parleremo poi. Aggiugne, che in questo viaggio gli venne il pensiero di prendere per secondo schermo un'altra donna; e ripatriando, così fece.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





Amore Dante Bologna