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      49 «E in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre li termini della cortesia; onde molte fiate mi pesava duramente. E per questa cagione (cioè per questa soverchievole voce, che parea che m'infiammasse viziosamente), quella gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti i vizi e reina delle virtù, passando per alcune parti mi negò il suo dolcissimo salutare, nel quale stava tutta la mia beatitudine... Dico, che quando ella apparia da parte alcuna, e per la speranza della mirabile salute nullo nemico mi rimanea; anzi mi giungea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a qualunque m'avesse offeso: e chi allora m'avesse domandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente Amore, con viso vestito d'umiltà.»50 Segue la descrizione del suo dolore, e il ritrarsi, e il piangere, e l'addormentarsi poi «come un pargoletto battuto lagrimando;» occasioni vere, ove si educò l'ingegno del poeta a quelle così sentite ed efficaci espressioni, in che non fu eguagliato da niuno, se non fosse dal solo Shakespeare. Del resto, chi pesasse tutte le parole del testo, ne trarrebbe ragioni da dubitare se forse tutti questi schermi fossero veramente tali, e non più, al cuore giovanile di Dante. Ma sarebbe inezia andar cercando di ciò; e ad ogni modo, dal testo medesimo, e da quanto segue, si vede essere sempre stata Beatrice come il suo primo, così il suo principal affetto e pensiero. Appresso alla quale poi difendevasi allora Dante con parecchie poesie dirette oramai a lei stessa, a cui «era conosciuto alquanto il suo segreto per lunga consuetudine.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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