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      Rinacque allora l'arte, non più a morire in fasce come l'antica italica, o a viver d'imitazioni e di opere straniere come la romana; ma tutta nuova ed originale italiana, e più specialmente toscana, a correre un periodo splendidissimo, e non cessato in Italia, e a diffondersi quindi in tutto il mondo moderno cristiano. Del resto, tal progresso dell'arti seguì le medesime vie, al medesimo tempo che quell'altro delle lettere; essendo esse dalla vicina Pisa venute a mezzo il secolo XIII in Firenze. Dove, trascurando i più oscuri, primo appunto si conta Cimabue; e, scolaro, seguace e superator di quello, Giotto, l'altro nomato da Dante e contemporaneo di lui. Quanto grandi fossero i passi fatti fare all'arte dal primo, quali dal secondo, non è assunto nostro il ragionarne; ma vedesi in tutto, che ne furono meravigliati i contemporanei. Nè Dante si contentò di testimoniarne, e rallegrarsene, ma fu coltivatore, o se si voglia, dilettante d'arti; e primo fra gli scrittori, fu amico del primo artista di sua età. Bella fratellanza, e non insolita, tra' sommi; i quali lasciano a' lor minori le invidiuzze, e le dispute di superiorità tra l'arti diverse d'ognuno. Di Giotto, nato nel 1276 e morto nel 1336, e così soravvivuto a Dante, dice Benvenuto da Imola, che ebbe famigliarità con esso; e narra, che nella sua gioventù dipingendo una cappella a Padova, vi capitò Dante, e fu dal pitture condotto a casa.87 Il Vasari poi riferisce, che le storie dell'Apocalisse dipinte da Gioito in s. Chiara di Napoli «furono, per quanto si dice, invenzioni di Dante; come per avventura furono anche quelle tanto lodate d'Ascesi.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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