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      Finalmente, quanto alla dialettica, ultima delle tre arti minori, è da ricordare, che seguivasi allora quella di Aristotile; benchè non la vera e moderata di lui, il quale non si avanzò oltre alle prime divisioni del ragionamento; ma quella che venne da lui per gl'intermediari di Porfirio e Boezio, e per le traduzioni e ritraduzioni dal greco in arabo, e dall'arabo in latino barbaro; e che fu quindi commentata, esagerata ed applicata ad ogni cosa, duranti sette secoli da quei filosofi e teologi che si comprendono più o meno sotto il nome di Scolastici. Tuttavia, qualche miglioramento della dialettica aristotelica-scolastica si può scorgere all'età dei maestri di Dante, che fu quella di san Tommaso. Il quale non solo negli ultimi anni di sua vita fece tradurre, secondo pare, dal greco, e commentò parecchie opere di Aristotile; ma, quel che è più, abbandonò le dispute dei realisti e nominalisti, e degli altri vanissimi metafisici di quelle età, e semplificò così il ragionamento nelle applicazioni alla teologia.95 Ma le dispute ricominciarono dopo lui, pro e contro lui, quasi allo stesso modo; e continuarono gli abusi della dialettica, secondo si suol dire, fino al secolo XVI, o XVII. Benchè forse ei non sono cessati del tutto; e non dubbie tracce ne rimangono e in certe logiche le quali insegnerebbono a sragionare, se non si dimenticassero appena imparate; e principalmente in certe forme di solenni argomentazioni, le quali usate per esami, in quasi tutta Europa, non provano nell'esaminato se non una inutile e forse infelice arguzia e prontezza.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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