Pagina (65/525)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ad ogni modo, della dialettica del medio evo niuno certo giudicò meglio che Corrado III imperadore; il quale, irretito da uno di que' maestri di logica in una di quelle arguzie, molto bene se ne disimpacciò esclamando: Che gran buon tempo hanno pure i letterati!96 Nè si astenne Dante da tali esercitazioni; chè addestratovi in gioventù, vedremo a luogo suo come vi si dilettasse, in Napoli forse e in Verona, certo poi alla famosa università di Parigi. Anche i grandi uomini forza è che servano talvolta al loro tempo: ma questa differenza v'è tra i grandi e i piccoli, che costoro servon sempre e restan gregge, dove i grandi sanno trovare qualche lor giorno di libertà, e fanno opere allora discernibili di mezzo alle servili, proprie o d'altrui.
      Nè erano migliori gli studi compresi nelle quattro arti del quadrivio. Delle due prime, l'aritmetica e la geometria, meno appartenenti agli studi di Dante, ma in che pure ei si mostra pratico di quanto sapevasi allora, basti il dire che dei primi anni di questo secolo è quel Leonardo Fibonacci, cancelliere della dogana dei Pisani in Bugia di Barberia, dal cui libro dell'Abbaco credesi o introdotto o divulgato l'uso dei numeri Indici o Arabici.97 Così queste scienze sorte giù, dicesi, in Egitto ad uso dell'agricoltura, risorgevano ora in Italia ad uso del commercio. Ma a tal progresso è da contrapporre la solita ombra di un'ignoranza pur durante; quella di un Campano da Novara, commentator d'Euclide, ed uno de' primi matematici dell'età, il quale attendeva alla quadratura del circolo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





Corrado III Dante Napoli Verona Parigi Dante Leonardo Fibonacci Pisani Bugia Barberia Abbaco Indici Arabici Egitto Italia Campano Novara Euclide