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      Nč Bologna stessa e il suo studio furono costanti sempre nella giurisprudenza e nella parte Imperiale. Ma volgendosi come le altre cittą ora a questa, ora a quella parte, lo studio fu ora protetto, ora fatto chiudere, or dagli Imperadori, or dai Papi; i quali si disputavano non meno che l'altre la giurisdizione degli studi. E da queste chiusure e questi trasporti dello studio di Bologna in altre cittą, vennero, come credesi, tutti gli altri pił antichi in Italia; quelli di Padova e di Napoli principalmente, che ne figliarono altri al medesimo modo; ondechč a ragione fu detta Bologna Mater studiorum. Appena nati questi altri studii, cercavano d'emulare quello di Bologna, e si toglievano i maestri e gli scolari, accrescendo a vicenda stipendi e privilegi. Sono curiose a vedere queste lotte, e l'uso (ridotto ora a Germania) delle lezioni private, aggiunte alle pubbliche da' maestri che ne arricchivano. Trovo recate dal grave Tiraboschi le parole con che Odofredo terminava un suo corso di Digesto; e sono in latino cosģ grosso, che non occor tradurlo: «Et dico vobis, quod in anno sequenti intendo docere ordinarie, bene et legaliter, sicut unquam feci. Non credo legere extraordinarie, quia scholares non sunt boni pagatores; quia volunt scure, sed nolunt solvere, juxta illud: Scire volunt omnes, mercedem solvere nemo. Non habeo vobis plura licere; eatis cum benedictione Domini.113» Ma, a malgrado di siffatte lagnanze e degli sforzi delle altre cittą, lo studio di Bologna raccoglieva dieci mila scolari di ogni nazione, al tempo del medesimo Odofredo, verso il principio del secolo XIII; nč č ragione di credere che ne avesse meno al tempo non molto lontano di Dante.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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