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      E così morivano essi poi un'orribile e ignota morte di fame.122* «Di questa crudeltà furono i Pisani per lo universo mondo ove si seppe, fortemente ripresi e biasimati; non tanto per lo Conte, che per li suoi difetti e tradimenti, era per avventura degno di siffatta morte: ma per li figliuoli e nipoti, ch'erano piccoli garzoni ed innocenti.123» Così il Villani quasi contemporaneo; ma uno storico più diligente, e quantunque posteriore di cinque secoli, più informato, scoprì l'errore di lui e di Dante in fare piccoli garzoni e d'età novella quei figli e nipoti.124* Temo poi non abbia riuscito del paro a tor l'odio del misfatto dall'Arcivescovo; il quale, podestà o no, era certo potentissimo tuttavia in Pisa, e fu poi chiamato in Curia Romana a renderne conto, e non si sa se ne fosse condannato od assolto.125 Ad ogni modo con questa più o meno grande esattezza di particolari, Dante il giovane poeta riceveva dalle voci dell'Italia indegnata, e di Firenze che presto si mosse a vendetta, questo fatto scandaloso anche a quei tempi; e ricevealo nell'animo guelfo, e perciò pietoso verso Ugolino, inasprito contra l'Arcivescovo. Ogni uomo sa come maturata tale impressione si manifestasse poi in quella narrazione immortale, la più distesa e la più terribile fra quante facesse nel poema. Ma per ciò appunto, che ella è saputa a memoria da tutti in Italia, noi qui la ommetteremo.126
      E s'affollavano allora intorno a Dante i personaggi dei suoi canti futuri. Morto fin dal 1285 Carlo I d'Angiò re di Puglia, eragli succeduto di nome il fìgliuol suo Carlo Novello, o il II; ma non di fatto, sendo egli da più anni prigione del suo rivale, il Re di Aragona.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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