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      Ma notinsi i due, come primo segno d'una emulazione, bella allora ed utile, in breve viziosa e perniciosissima alla patria, per colpa principalmente della medesima tracotanza di messer Corso.
      Qual parte poi prendesse Dante in questa battaglia, è accennato da Leonardo Aretino; il quale, narrato quel conversare e vivere di Dante negli esercizi giovanili, continua dicendo: «Intantochè, in quella battaglia memorabile che fu a Campaldino, lui giovane e bene stimato si trovò nelle armi, combattendo vigorosamente a cavallo nella prima schiera, dove portò gravissimo pericolo. Perocchè la prima battaglia fu delle schiere equestri; nella quale i cavalieri che erano dalla parte delli Aretini, con tanta tempesta vinsero e superchiarono la schiera de' cavalieri Fiorentini, che, sbarattati e rotti, bisognò fuggire alla schiera pedestre. Questa rotta fu quella che fe' perdere la battaglia agli Aretini, perciò i loro cavalieri vincitori perseguitando quelli che fuggivano, per grande distanza lasciarono addietro la loro pedestre schiera; sicchè da quindi innanzi in niun luogo interi combatterono, ma i cavalieri soli e di per sè senza sussidio di pedoni, ed i pedoni poi di per sè senza sussidio de' cavalieri. Ma dalla parte dei Fiorentini addivenne il contrario; chè per essere fuggiti i loro cavalieri alla schiera pedestre, si ferono tutti un corpo, e agevolmente vinsero prima i cavalieri, e poi i pedoni. Questa battaglia racconta Dante in una sua epistola, e dice esservi stato a combattere, e disegna la forma della battaglia.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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