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      Erano 400 cavalli e 2000 pedoni; guastarono le terre; furono fino alle mura della città; fecervi correr un pallio il dì di S. Regolo, festa de' Lucchesi; e stativi 25 dì, si ritrassero poi assalendo e prendendo, solo frutto dell'impresa, il castello di Caprona.145 E Dante fu a ciò pure; e rammenta l'uscita del presidio vinto e sbigottito tra' vincitori, in quel luogo dell'Inferno dove trovandosi egli in mezzo ai demonii, e di essi temendo, aggiugne:
      E così vid'io già temer li fanti,
      Ch'uscivan patteggiati di Caprona,
      Veggendo sè tra nemici cotanti.146
      Inf. XXI, 94-97.
      Nè questi furono forse i soli versi ispirati a Dante da quell'impresa di tutti i vicini Toscani contra Pisa fumante ancor del sangue de' Gherardeschi. Già fu osservato da altri:147 tutto il canto di Ugolino sembra quasi un canto di guerra, ed è certo d'imprecazioni contro a quella città, concepito o durante quell'impresa contra essa, o per isdegno, al vedervi ir lenti e contentarvisi di sì poco frutto i collegati Toscani. Ma, o non fu scritto allora, o il fu in altra lingua ed altra forma. Ragunavansi nell'animo giovanile i soggetti di poesia; ma vi rimasero taciti probabilmente allora ed a lungo, per uscirne poi tanto più fortemente espressi. E pochi mesi dopo la morte d'Ugolino, pochi giorni dopo la presa di Caprona, gli fu dato il secondo dei due temi rimasti più popolari fra quanti ei ne cantò poi.
      Nell'oste fiorentina, all'impresa contro Arezzo, e così forse anche a quella che seguì immediatamente contra Pisa, era Bernardino da Polenta,* cognito così certamente a Dante.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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