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      Certo poi i conflitti, e, diciam pure, il disordine dell'animo* dell'infelice giovane, non dovettero esser mai così grandi come a quel tempo; ma ei n'uscì, come succede agli uomini non deboli per natura, non istanchi per età o troppo ripetute sventure, con nuove forze e nuovi disegni. Narra egli stesso così: «Contra questo avversario della ragione si levò un dì, quasi all'ora di nona, una forte immaginazione in me: che mi parve vedere questa gloriosa Beatrice con le vestimenta sanguigne, con le quali apparve prima agli occhi miei; e pareami giovane in simile etade a quella che prima la vidi. Allora cominciai a pensare di lei; e secondo l'ordine del tempo passato ricordandomi di lei, lo mio cuore s'incominciò a pentire del desiderio a cui così vilmente182 s'avea lasciato posseder alquanti dì senza la costanza della ragione. E discacciato questo mal pensiero e desiderio, si rivolsero tutti i miei pensamenti alla loro gentilissima Beatrice.»183 Quindi ei rifà alcune poesie per disdir quelle altre del suo secondo amore; e conchiude tutta la storia e il libro dell'amore suo con queste parole, che sono le più importanti di tutte per il seguito della vita: «Appresso a questo Sonetto, apparve, e a me una mira visione, nella quale vidi cose che mi fecero proporre non dire più di questa benedetta infintanto ch'io non potessi più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò, io studio quanto posso, siccom'ella sa veramente. Sì che, se piacere sarà di Colui per cui tutte le cose vivono, che la mia vita per alquanto perseveri, spero dire di lei quello che mai non fu detto d'alcuna.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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