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      E poi piaccia a Colui che è sire della cortesia, la mia anima se ne possa ire a vedere la gloria della sua donna, cioè a quella benedetta Beatrice, che gloriosamente mira nella faccia Colui, qui est per omnia saecula benedictus. Laus Deo.»184
      Così finisce quella narrazione del suo amore, od anzi de' suoi amori giovanili, che egli intitola perciò la Vita Nova, cioè la vita giovanile. La scrisse al suo primo amico, cioè a Guido Cavalcanti, e in volgare solamente, secondo l'intenzione di questo.185 E sul volgare, e sullo scrivere in esso d'amore, che si faceva da 150 anni, e sulla convenienza di non iscrivere così d'altri soggetti, fa una breve digressione, ove sono i semi del libro del Vulgare Eloquio, che vedremo poi. Di questo intanto, narrandovi egli il suo innamoramento per la gentildonna consolatrice negli ultimi giorni del 1292 o al principio del 1293,* è così accertata la data non anteriore. Oltre poi alla narrazione da noi seguita, e alle poesie riferite od accennate, contiene il libretto un commento di ciascuna di queste. Il quale parrà forse freddo assai e pedante, rispetto alla passione d'amore ivi espressa; ma almeno, non ci è ancora quella sofisticheria dell'allegorie, che vedremo in altre opere di Dante; ed è in tutto, siccome de' primi, così uno dei più gentili e curiosi libri delle origini di nostra lingua. Ed è certamente, colla Commedia, il più importante di tutti per la vita di Dante.
      La visione, poi, di che egli parla nelle ultime righe, è certo quella di Beatrice. la qual accompagna od anzi guida tutto il Poema, e risplende principalmente in fine al Purgatorio, e poi in tutto il Paradiso.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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