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      Il nome dell'ultima, mostra una evidente rimembranza del primo non estinto amore di Dante, e insieme una gentile arrendevolezza o tolleranza nella moglie di lui. Tuttavia, Gemma è da molti biografi ricordata quasi nuova Santippe. Ma tutti questi sono molto posteriori. Il Villani, Benvenuto e Leonardo non ne dicon nulla; e Boccaccio è il solo antico che ne parli.* Le parole del quale, dopo aver narrato il gran dolore di Dante, sono queste: «Egli era già, sì per lo lagrimare, e sì per l'afflizione che al cuore sentiva dentro, e sì per lo non avere di sè alcuna cura di fuori, divenuto quasi una cosa salvatica a riguardare, magro, barbuto, e quasi tutto trasformato da quello che avanti esser soleva; intanto che il suo aspetto non che negli amici, ma eziandio in ciascun altro che 'l vedeva, a forza di sè metteva compassione; comechè egli poco, mentrechè questa vita così lagrimosa durò, ad altri che ad amici veder si lasciasse. Questa compassione e dubitanza di peggio faceva li suoi parenti stare attenti a' suoi conforti. Li quali, come alquanto videro le lagrime cessate, e conobbero li cocenti sospiri alquanto dar sosta allo affaticato petto, con le consolazioni lungamente perdute ricominciarono a racconsolare lo sconsolato. Il quale, comechè insino a quell'ora avesse a tutti ostinatamente tenute le orecchie chiuse, alquanto le cominciò non solamente ad aprire, ma ad ascoltare volentieri ciò che intorno al suo conforto gli fosse detto. La quale cosa vegendo li suoi parenti, acciocchè del tutto non solamente de' dolori il traessino, ma il recassino in allegrezza, ragionarono insieme di dovergli dar moglie; acciocchè, come la perduta donna gli era stata di tristizia cagione, così di letizia gli fusse la nuovamente acquistata.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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