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      Firenze fu il Comune, la città, che stata più prudente, più moderata fin allora, diventò allora più esageratamente guelfa e popolana. E Dante, figlio d'esuli guelfi, nato appunto l'anno primo del trionfo guelfo, fu partecipe sì del governo guelfo durante il maggior fiore di esso, ma non fu partecipe poi, e fu anzi vittima delle esagerazioni: ondechè questa parte della vita di lui è non solo irrepresensibile, ma anzi ammirabile per la maggiore delle virtù politiche, la moderazione.
      Nell'anno 1290, che seguì quello delle vittorie di Campaldino e di Caprona, i Fiorentini fecero una nuova scorreria contro Arezzo, fecervi correr il pallio sotto le mura il dì di San Giovanni, e tornarono a casa saccheggiando le terre Aretine e quelle dei Conti Guidi ghibellini. Poi, nel resto di quell'anno e nel seguente, aiutarono Lucca e Genova contro Pisa, più che mai ghibellina dopo la tragedia d'Ugolino. Ma queste scorrerie degli anni 1290 e 1291 non produssero nulla, e Toscana rimase divisa; Firenze e Siena di parte guelfa, Pisa e Arezzo di parte ghibellina; ma la prima in baldanza delle vittorie, le altre in vergogna delle sconfitte.
      E allora i Fiorentini rivolsero in sè stessi la eretta attività. Allora, finalmente, fu incominciata anche in Firenze quella trista divisione in parti de' nobili e de' popolani, che già da più tempo iva guastando parecchie altre città d'Italia. I nobili, cacciati del governo dai Priori dell'Arti, se ne vendicavano con private prepotenze sul popolo minuto. Così succede sempre, in guise varie, secondo la varietà de' tempi, ogni volta che si vuol negare la potenza legale a coloro che l'han di fatto.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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