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      Sarebbe perciò degnissimo soggetto di storia speciale, e potrebbe trarsi da molti scrittori di quel tempo; Dino Compagni, Giovan Villani e Marchionne Stefani principalmente. Ne' quali, per vero dire, non poche contraddizioni si trovano, ed alcune forse impossibili a torre. Ma questo è oramai un inconveniente di tutte le storie moderne, nelle quali, abbondando i documenti, è difficile che s'accordino tutti: ondechè, chi vuol servire alla bellezza della narrazione, suol fare certezze delle incertezze; ma chi vuol seguir verità prima d'ogni cosa, forza è che dica le cose certe come certe, e le dubbie come dubbie, e così nuoccia alla scorrevolezza della narrazione. Mi perdonino i leggitori di non saper essere se non degli ultimi; e massimamente tentando io, quasi primo, d'ordinare quei fatti.243 E mi perdonino poi, di recar qui più che mai gli squarci originali. Ei mi si dirà forse che non fo guari più che trascrivere; ma io non ho cuore di mettere parole mie in luogo di quelle di tali storici contemporanei, i quali sono insieme i più efficaci scrittori di nostra lingua. Del resto, e il Serassi nella Vita del Tasso, e molti oltremontani in quella qualità di storie che chiamano Memorie, mi hanno dato l'esempio.
      Quali fossero i Donati e messer Corso lor capo, quali i maleficii di lui nella propria famiglia contro i consorti, quali forse le sue soverchierie a Dante suo affine, e quali certo le sue inimicizie contro Guido Cavalcanti, il primo amico di Dante, già avemmo occasione di dirlo.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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